CHIARA PAONE: UN LIBRO PER PARLARE DELLA FEDE AI GIOVANI
Nasce dal desiderio di imitare lei: la vergine Maria; dal bisogno di pregarla e di averla vicino nel cammino della vita; dall’urgenza di far comprendere che siamo chiamati per amare e che «essere veri cristiani non vuol dire “subire” la sofferenza, ma abbracciare la croce per raggiungere, un giorno, la gioia vera».
“I passi di Maria. La donna della Quercia” (Tau Editrice) è un libro scritto da Chiara Paone, venticinque anni.
Studentessa di Lettere Moderne, appassionata di fotografia, pianoforte e libri, Chiara è da sempre attiva nell’Azione Cattolica di Tiriolo, il comune in provincia di Catanzaro dove vive.
Si rivolge soprattutto ai giovani. Parla della bellezza, dell’umiltà, della fede in Maria. Descrive il suo rapporto personale con la Madre di Dio. Lascia spazio alla fantasia per ripercorrere i luoghi di Maria, i suoi passi, i suoi “sì”: dall’Annunciazione, ai piedi della Croce.
In questo viaggio si lascia accompagnare dalla “Peccatrice”. L’autrice ha voluto dare voce anche a lei, al suo cammino: «ai suoi sì, segnati da povertà e fragilità, ma anche da un grande amore per Gesù... L’unico a interessarsi alla mia esistenza, non alla mia povertà d’animo, ma al mio cuore. È per questo che scelsi di fidarmi, perché per la prima volta sentii che qualcuno mi guardava per davvero...», scrive Chiara nel libro.
Perché, nel tuo libro, hai scelto di parlare anche di Maria Maddalena?
Ogni personaggio del Vangelo ha una caratteristica che ci assomiglia, come Pietro che rinnega Gesù oppure Giuda che lo tradisce. Avevo bisogno di una figura che non solo vivesse l’inquietudine e la lontananza da Dio, ma che fosse anche e soprattutto lontana da se stessa: una figura emarginata dalla società, criticata, insultata, non amata. Ultima.
Maddalena è per tutti la “Peccatrice”. Nessuno si interessa alla sua umanità, alla sua storia. Tranne Gesù che è l’unico a chiamarla per nome, a ridarle un’identità, una dignità e una vita.
Ho scelto lei perché rappresenta la società di oggi. Tutti quei giovani che non si amano, non si accettano, si guardano allo specchio e si sentono vuoti, inutili. Tutti quei giovani che hanno sete di amare e di essere amati, ma che – delusi – smettono di cercare e iniziano a indossare “maschere”, proprio come fa la Peccatrice: cioè si chiudono in se stessi per fuggire e difendersi dalla realtà.
Penso ai giovani che soffrono di ansia e depressione; che hanno scelto di togliersi la vita a causa del bullismo. Penso alle ragazze che soffrono di bulimia, anoressia. Penso a chi non si piace, si sente insicuro. A chi si sente diverso dagli altri. Lei incarna tutte queste debolezze che ciascuno di noi, in un modo o nell’altro, vive sulla propria pelle.
Per questo ho scelto lei, come se fosse un richiamo alla società di oggi. Ho voluto che fosse una dimostrazione di come Dio si prende cura della nostra storia, delle nostre fragilità…
Nel libro parli della Madre di Dio e di Maria di Magdala. Chi sono per te?
Maria e la Peccatrice sono due donne con due storie completamente differenti, che Dio sceglie di amare allo stesso modo.
Ho voluto immaginare che ci fosse un legame forte fra le due donne, un’amicizia vera e profonda. Nel Vangelo leggiamo che “presso la croce vi erano Giovanni, Maria e Maria di Magdala”, mi sono chiesta perché proprio la Peccatrice fosse accanto al discepolo amato e alla madre di Gesù. Da qui ho immaginato questo legame. Ho immaginato che entrambe si confidassero i loro segreti, le loro paure, i loro sogni…
Maria e la Peccatrice mi hanno insegnato che, dentro ognuno di noi, c’è un cuore che ama; entrambe mi ricordano che la vita è segnata da “piccoli passi”, da continui “sì” che realizzano la nostra storia.
Perché, secondo te, molti giovani sono lontani dalla via della fede?
Per un giovane che ogni giorno è costretto a misurarsi con questa società, diventa difficile credere che Qualcuno possa conoscerci meglio di noi stessi. E invece Dio bussa alle nostre vite per farci scoprire che siamo molto di più di quello che riusciamo a immaginare. Che possiamo sognare sogni più grandi di quelli che portiamo nel cuore.
Non siamo burattini o marionette. Lui non compie i passi al posto nostro, non ci sposta come se fossimo pedine, attende che scegliamo di mettere la nostra vita nelle sue mani.
La citazione di San Giovanni Paolo II che ho inserito nel libro – “è Gesù che cercate quando sognate la felicità…” – fa riferimento proprio alle paure dei giovani.
Spesso ci adattiamo ai compromessi pur di fare qualcosa. Pur di piacere a questa società, indossiamo ogni tipo di maschera possibile. Questo genera in noi una profonda sete. Ma qual è l’acqua che devo bere per dissetarmi? Ecco la risposta: è Gesù!
Bisogna però mettersi in cammino…! Al centro di quel cammino, non solo ci accorgeremo che Dio c’è davvero, ma ci accorgeremo che Lui stesso c’ha messo addosso la sete di conoscerlo. Infatti il libro inizia con un “buon cammino…”.
Cosa ti hanno detto i tuoi amici quando hanno letto il libro?
La maggior parte dei miei amici percorrono un cammino di crescita spirituale insieme a me, dunque anche loro vivono la bellezza della fede, nonostante le difficoltà. Gli amici che invece vivono una realtà diversa da quella della fede hanno mostrato incredulità. Perché oggi, a venticinque anni, costa davvero molta fatica scegliere un Dio “controcorrente” rispetto a ciò che la società ci propone come modelli da seguire.
Cosa hai pensato quando hai appreso che Papa Francesco aveva istituito la festa di Maria Maddalena?
Maria Maddalena è la prima testimone di Gesù Risorto. Festeggiarla vuol dire ricordare che tutti, nessuno escluso, siamo chiamati a percorrere con fiducia le strade tortuose della nostra storia. È un richiamo ad amare e lasciarci amare così come siamo, proprio come fece Maria Maddalena che, con coraggio, decise di lasciare che fosse Dio a prendersi cura delle sue ferite.
In questa nostra società segnata dalla superficialità e dalla convinzione che bisogna essere perfetti per essere accettati, Papa Francesco sceglie di sottolineare la figura di una donna che proprio delle sue fragilità ha fatto i suoi punti di forza.
Cosa pensi dell’ultima esortazione di Papa Francesco, “Gaudete et exsultate”? Il Santo Padre richiama tutti alla santità. Tu nel libro scrivi: «I santi ci scandalizzano. Non rientrano in logiche umane...».
I santi ci ricordano che siamo fatti per il Cielo, ci ricordano che siamo fatti per cose più grandi rispetto a quelle che noi riusciamo a immaginare per noi stessi.
Noi siamo abituati a vedere i santi come persone perfette, che non hanno mai conosciuto il peccato. Invece, come ci dimostra Maria Maddalena, la santità passa proprio attraverso le nostre imperfezioni.
Con la sua esortazione, Papa Francesco vuole ricordarci che la santità non è una missione impossibile, ma parte dalle piccole cose, dalle azioni più semplici, dal coraggio di scegliere Dio ogni giorno.
Nel libro ho scritto che “i santi ci scandalizzano” perché è proprio ciò che è successo a me quando ho conosciuto la storia di Chiara Corbella, una madre che aveva perso due figli subito dopo il parto e che, alla terza gravidanza, avendo scoperto di avere un tumore maligno, decise di interrompere le cure per non compromettere la vita del nascituro. Oggi lei non c’è più e il marito, Enrico Petrillo, scrive in una lettera: “era necessario che tu morissi, amore mio, perché i ciechi vedano…”.
Queste parole sono incomprensibili per la nostra logica, ma è proprio così: Chiara ha donato la sua vita con amore ed ha attraversato il dolore con serenità, una serenità nata dall’amore incondizionato per Dio. I santi ci scandalizzano perché ci dimostrano che, con Dio, tutto è possibile.
Chi è la “donna della Quercia”?
“La donna della Quercia” fa riferimento sia alla personalità di Maria, sia a ciò che la fede implica nella vita di ogni cristiano (o almeno dovrebbe).
La Quercia è un albero le cui radici si sviluppano in profondità. E la sua altezza dipende da quanto sono sviluppate le sue radici. Mi è piaciuto dare questo titolo al libro perché un credente è chiamato a mettere radici in Dio e, al tempo stesso, a crescere, ad uscire fuori, ad andare incontro all’altro.
Maria fonda le sue radici in quel “sì” pronunciato il giorno dell’Annunciazione, e poi sente il bisogno di correre da Elisabetta, sua cugina, per portarle la sua gioia. Per me quest’immagine racchiude il vero senso della fede.
“La donna della Quercia”, inoltre, è un riferimento al Santuario Maria Ss. di Visora e della Quercia di Conflenti (CZ). Ogni anno, nel mese di agosto, in occasione dell’incoronazione di Maria Ss. di Visora, insieme a un gruppo di giovani del mio paese, percorriamo un cammino lungo quattro giorni fino ai piedi di Maria.
Qual è l’augurio che vuoi rivolgere ai giovani di oggi?
L’augurio è di lasciarsi interrogare sempre, di non rinchiudere tutto nella logica umana, ma di lasciarsi sorprendere da quel Dio che sembra così distante da noi, eppure è così vicino.
L’augurio è il coraggio di scegliere e di mettere sempre al primo posto il proprio cuore. Di non lasciarsi sommergere da ciò che la società ci chiede, ma di trovare il coraggio di percorrere la strada che Dio ha tracciato per noi. Perché “è Gesù che cercate quando sognate la felicità!”.

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