IMMIGRAZIONE, ARMAMENTI, ECUMENISMO E ACCORDO CON LA CINA: IL PAPA RISPONDE AI GIORNALISTI

Durante il volo di ritorno dai Paesi baltici, Papa Francesco ha risposto alle domande dei giornalisti presenti sull’aereo pontificio. 

In merito all’Accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, il Pontefice ha affermato: «È un processo di anni. Non è un’improvvisazione, è un vero cammino». Ed ha spiegato la posizione della Chiesa rispetto a un’intesa che punta ad aprire un dialogo tra la Santa Sede e le Autorità civili di quel Paese, superando le incomprensioni del passato anche recente, e consolidando un orizzonte internazionale di pace che consenta ai cattolici cinesi di testimoniare la propria fede. «Ci sarà un dialogo sui candidati – ha chiarito Francesco – ma i vescovi li nomina il Papa».

Il Pontefice ha poi parlato – come ha fatto, del resto, in ogni tappa del suo viaggio pastorale – dell’importanza di preservare l’identità dei Paesi baltici, troppe volte calpestata dagli eserciti invasori. Un’identità che ieri è stata difesa e custodita da coloro che se ne sono avvalsi come scudo per opporsi alle dittature, e che oggi è doveroso trasmettere alle giovani generazioni «con l’educazione e col dialogo».

Con riferimento alla delicata tematica dei fenomeni migratori, il Papa ha detto che, nel corso dei colloqui avuti con i Capi di Stato di Lituania, Estonia e Lettonia, la parola “accoglienza” è stata frequente. Ciò indica una voglia di universalità nella misura in cui è possibile: con lo spazio, il lavoro, l’integrazione. Nella misura in cui non costituisca una minaccia contro la propria identità: «Questo mi ha colpito molto: apertura prudente e ben pensata. Il problema dei migranti in tutto il mondo è un problema grave e in ogni Paese ha diverse connotazioni». 

Papa Francesco ha quindi accennato alla perdurante minaccia di conflitti ed ha condannato gli enormi investimenti che vengono effettuati negli armamenti: «È scandalosa l’industria delle armi davanti a un mondo affamato». 

Parlando della visita al Museo delle Occupazioni e Lotte per la Libertà di Vilnius, simbolo delle sofferenze del popolo lituano, il Papa si è soffermato sulla crudeltà che ha segnato quei luoghi di tortura: «Non è finita. La stessa crudeltà si ritrova oggi in tanti posti di detenzione, in tante carceri. Anche la sovrappopolazione di un carcere è un modo di torturare, di non far vivere con dignità. Un carcere che non dia al detenuto la possibilità della speranza, è già una tortura. Poi abbiamo visto, in televisione, le crudeltà dei terroristi dell’Isis. In tutto il mondo c’è un grave scandalo della nostra cultura e della nostra società».  

Il Pontefice ha ricordato anche il martirio per fede di uomini e donne che «sono stati torturati e deportati in Siberia e non sono tornati. La fede di questi tre Paesi è grande, è una fede che nasce proprio dal martirio. Questa esperienza di fede così importante ha provocato un fenomeno singolare in questi Paesi: una vita ecumenica che non c’è in altri. C’è un vero ecumenismo tra luterani, battisti, anglicani, ortodossi…». 

L’ultima domanda ha riguardato l’indignazione dei giovani per gli scandali sessuali nella Chiesa. Il Pontefice ha ribadito la sua netta posizione affermando: «Negli ultimi tempi ho ricevuto tante condanne fatte dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Mai ho firmato una richiesta di grazia dopo una condanna su questo! Su questo non si negozia…», ha concluso. 

Commenti

Post popolari in questo blog

In Calabria una via della seta