SOLIDARIETÀ E SUSSIDIARIETÀ PER CONTRIBUIRE AL BENE COMUNE
È una concezione opposta alla logica attualmente imperante nel mondo del lavoro, che troppo spesso punta solo alla produttività – per dirla con uno slogan: “più produci, più vali” –, quella ribadita da Papa Francesco in occasione del suo discorso, in sala Clementina, ai membri dell’Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro).
«Quanti, sul lavoro, si sono infortunati con conseguenze permanenti e debilitanti, vivono una situazione di particolare sofferenza, soprattutto quando l’handicap che portano impedisce loro di continuare a lavorare e di provvedere a sé e ai loro cari, come un tempo facevano. A tutti costoro esprimo la mia vicinanza. Dio consola chi soffre avendo Egli stesso sofferto, e si fa vicino ad ogni situazione di indigenza e di umiltà».
Ai rappresentanti dell’Associazione, che dal 1943 si batte per diffondere una cultura attenta alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, il Pontefice ha espresso stima e vicinanza, rallegrandosi per il lavoro sinergico e per «l’instancabile attività a favore dei diritti dei lavoratori, a partire dai più deboli e meno tutelati, quali non di rado sono le donne, i più anziani e gli immigrati. Il nostro mondo ha bisogno qui di un sussulto di umanità, che porti ad aprire gli occhi e vedere che chi ci sta davanti non è una merce, ma una persona e un fratello in umanità».
Per il Papa coniugare la solidarietà con la sussidiarietà è indispensabile per contribuire al bene comune. Da qui l’invito a ispirarsi all’insegnamento sociale della Chiesa perché «richiama costantemente questo equilibrio tra solidarietà e sussidiarietà. Esso va ricercato e costruito in ogni circostanza e ambito sociale, in modo che, da un lato, non venga mai a mancare la solidarietà e, dall’altro, non ci si limiti ad essa rendendo passivo chi ancora può dare un importante contributo al mondo del lavoro, ma lo si coinvolga attivamente mettendo a frutto le sue capacità».
«Lo stile sussidiario – continua il Pontefice – aiuta tutta la comunità civile a superare la fallace e dannosa equivalenza tra lavoro e produttività, che porta a misurare il valore delle persone in base alla quantità di beni o di ricchezza che producono, riducendole a ingranaggio di un sistema, e svilendo la loro peculiarità e ricchezza personale. Questo sguardo malato contiene in sé il germe dello sfruttamento e dell’asservimento, e si radica in una concezione utilitaristica della persona umana».
Il Papa lancia un monito anche ai governi: «La scarsità delle risorse, che giustamente preoccupa i governi, non può certo toccare ambiti delicati come questo, perché i tagli devono riguardare gli sprechi, ma non va mai tagliata la solidarietà!».
Il Pontefice cita il Testo unico sulla sicurezza e invita i membri dell’Anmil a vigilare, mentre soffermandosi sui dati del Rapporto sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro evidenzia che oggi «è in gioco, insieme alla cultura del lavoro e della sicurezza, la sostanza stessa della democrazia, che si fonda sul rispetto e la tutela della vita di ognuno».
«Cari amici, vi esorto a portare avanti questa nobile missione, che contrasta l’indifferenza e la tristezza e aumenta la fraternità e la gioia».

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