I GIOVANI VOGLIONO ESSERE PROTAGONISTI DEL LORO PRESENTE E DEL LORO FUTURO

La speranza di riconciliazione nella penisola coreana, l’accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese e i giovani come orizzonte futuro della Chiesa sono stati alcuni dei temi trattati nel corso dell’ultimo briefing dedicato ai lavori della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. 

«Fino all’anno scorso tutto il mondo parlava della guerra tra le Coree, ma poi la situazione è cambiata anche grazie ai Giochi Olimpici di febbraio, quando i due leader si sono stretti la mano per la prima volta», ha detto mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon in Corea del Sud, durante il briefing in Sala stampa vaticana. 

«Credo che la Corea del Nord sia pronta ad aprire il Paese e credo che il modo migliore sia quello di accogliere il Papa a Pyongyang. Se il Papa andasse sarebbe un passo gigantesco», ha sottolineato mons. You Heung-sik, riferendosi all’invito al Pontefice da parte del leader nordcoreano Kim Jong-un, che verrà ufficializzato tra breve.

Tra i temi toccati nel corso del briefing, ampio spazio è stato dato ai due vescovi della Cina continentale: mons. Giuseppe Guo Jincai e mons. Giovanni Battista Yang Xiaoting. La presenza dei due presuli, dopo la firma dell’accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese – ha detto mons. Lazzaro You Heung-sik – «è una gioia immensa» e segno di «una speranza nuova». 

Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha detto che «la vera posta in gioco di questo Sinodo è quale Chiesa vogliamo, sogniamo e desideriamo per il futuro, tema appassionante su cui tutti ci stiamo coinvolgendo, perché si tratta di immaginare la Chiesa che verrà. La presenza di Papa Francesco è un grande dono e incoraggiamento, perché lui è un uomo aperto al futuro di Dio, ci trasmette questo entusiasmo verso le sorprese di Dio» e anche «tanta serenità, segno di una Chiesa che ama i giovani, il loro presente e il loro futuro», senza tralasciare il passato. 

«Spesso i giovani fanno fatica a usare la memoria», ha affermato il religioso. «Questa fatica nei rapporti intergenerazionali deve essere considerata, perché se togli la memoria togli le radici e il futuro. I giovani devono innamorarsi di cosa c’è di bello nel loro passato. Recuperare la memoria come profezia». 

Osservando i giovani dei cinque continenti, mons. Forte ha svelato che in essi è presente «slancio e generosità» ma anche «una grande fatica e un bisogno di ascolto, accompagnamento e integrazione: non vogliono essere solo destinatari né soltanto dire la loro, vogliono essere protagonisti del loro presente e del loro futuro». 

Andando più nello specifico, il religioso ha aggiunto che “speranza e desiderio” sono le caratteristiche di molti giovani del Sud del mondo, mentre in Occidente c’è “tanta paura, tanta solitudine”. 

L’appuntamento con i giornalisti è stato introdotto da Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione e presidente della Commissione sinodale per l’informazione, che ha messo a fuoco i temi affrontati dall’assise nella più recente fase dei lavori: il processo di discernimento, le relazioni generazionali, la bellezza della liturgia eucaristica, il dinamismo dei giovani e il ruolo dei laici.

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