Un'eccellenza "bio"
Hanno scelto di restare in Calabria e rinunciare a una vita fuori Paese.
«Sarebbe stato molto più conveniente raggiungere nostro fratello in Svizzera,le prospettive di lavoro
non mancavano, ma siamo volute restare nella “nostra” collina». Cristina dirige, con sua sorella Francesca,
l’azienda agricola familiare “Cofone” che alleva 12 vacche di razze diverse (pezzate, rosse, brune, alpine e
francesi) ed è dotata di un caseificio e di vari ettari di terreni coltivati a foraggio
per l’approvvigionamento. L’impresa, che sorge ai piedi della Sila, è molto grande ma loro se
la cavano benissimo da sole. Sin da bambine hanno imparato ad accudire gli animali, «a mungere le mucche,
pascolare le pecore, preparare le cuccette di fieno per il riposo».
Il papà, negli anni ’70, costruì le
prime strutture e iniziò ad allevare pecore e coltivare patate. In seguito «ci siamo concentrati
sull’allevamento di bovini», spiega Cristina. La famiglia lavorava senza sosta, nelle stalle e nei campi.
I ritmi erano sfiancanti: «Le cose da fare erano molte, dall’alba al tramonto: trattori in movimento, stalle
da pulire, ordini da appuntare e consegne da assolvere». In più non mancavano le difficoltà:
«La zona non era ancora servita dall’energia elettrica e non c’era l’acqua in casa. Inoltre,
durante gli inverni, si rischiava di rimanere bloccati dalla neve», racconta Cristina.
A volte sopraggiungeva lo sconforto, ma «trovavamo subito ristoro in nostra madre: era una donna forte,
una di quelle donne dal coraggio tale da far impallidire gli uomini.
Lavorava da mattina a sera, eppure aveva sempre tempo per noi. Mai si è lamentata di essere stanca…».
Francesca e Cristina, col passare degli anni, hanno fatto di questo mestiere la loro unica attività senza mai
tirarsi indietro neanche «quando mamma e papà sono venuti a mancare.
Si sono ammalati entrambi di tumore e in due anni sono morti». Intorno a loro «solo debiti e avvoltoi.
Avremmo potuto raggiungere nostro fratello in Svizzera e trovare sicurezza, ma non volevamo abbandonare i
sacrifici dei nostri genitori, e così ci siamo rimboccate le maniche». Nonostante i momenti bui che hanno
interessato le aziende zootecniche, da nord a sud, Cristina e Francesca hanno resistito. Negli anni hanno
trovato sostegno nell’associazione Coldiretti, di cui fanno parte dal 2014. «Da anni, insieme all’associazione,
viaggiamo per convegni, manifestazioni, e ogni volta si impara qualcosa in più. Grazie a loro, ho conosciuto
tanti imprenditori, giovani, meno giovani e donne che, come noi, ogni giorno fanno sacrifici e lottano per
realizzare i propri progetti».
Quanto è difficile per due donne, sole, portare avanti questo lavoro?
«La difficoltà non risiede nella gestione, ma nella mentalità»,
hanno risposto. «Quando morirono i nostri genitori, decine di persone ci consigliarono di sposarci
al più presto perché le donne vengono considerate incapaci di vivere in maniera
indipendente e di svolgere un lavoro pesante come il nostro: talvolta svolgiamo anche lavori edili…».
La mentalità del posto non è stata però motivo di scoraggiamento, né ostacolo per l’azienda che è anche
cresciuta: «Siamo riuscite a realizzare il sogno di mamma e papà: un piccolo caseificio.
Trasformiamo il latte delle nostre mucche e produciamo diverse tipologie di latticini, soprattutto
il caciocavallo, tipico della nostra zona». Oltre alla lavorazione artigianale e all’utilizzo di latte crudo,
«ciò che conferisce originalità al nostro caciocavallo è il rispetto dei tempi naturali di fermentazione
della cagliata. Non utilizziamo infatti fermenti o altre sostanze che potrebbero alterare la genuinità del
prodotto. Inoltre le nostre mucche vivono allo stato brado, si nutrono di erba fresca in prati incontaminati
e questo garantisce qualità al nostro latte, che è ricco di vitamine e soprattutto di betacarotene».
L’azienda, oltre a produrre latticini, trasforma 100 litri di latte al giorno, e si coltivano segale,
mele e ortaggi: «tutto rigorosamente bio», specifica Cristina. I prodotti vengono venduti nel punto vendita
e consegnati a domicilio. «A volte partecipiamo anche a mercatini locali…
Le nostre eccellenze vanno conosciute», sorride Cristina.

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